Il “vaffanculo” come forma di profilassi

Condannando tutti, non si condanna nessuno. Non si fa, cioè, alcuna differenzaoperazione irrinunciabile per poter articolare un regime di pertinenze nel quale ascrivere le responsabilità e disporsi poi alla loro discussione e alla loro dimostrazione.

Si condannano tutti, anzi, proprio perché nessuno si senta chiamato in causa più degli altri e per poter dire – al momento opportuno – “ehi, mica ce l’avevo con te”.

Da questo punto di vista, il “vaffanculo” di Grillo (termine ombrello sotto cui possiamo raccogliere l’insieme delle sue “sparate” contro “i politici” o “i media”) non esprime alcun attacco, perché mancando di mira non ne ha la dignità eidetica. In particolare, quanto più aumentano 1) il volume della fonazione e 2) la platea di coloro cui è rivolta l’invettiva, tanto più l’invettiva stessa si trasforma nel suo contrario e diventa una mera strategia difensiva, più precisamente una profilassi contro l’insorgere della reazione altrui (“Non dicevo a te”, “il problema non è Grasso”, ecc.).

Il tutto, infine, si sposa perfettamente con le risibili risorse intellettive del grillino medio, che è opportuno non oberare di gravose argomentazioni.

Dove non si fanno differenze, in fondo, non c’è nulla da spiegare.