L’insufficienza del Grillino a se stesso

Ieri il grande pubblico ha cominciato a conoscere Roberta Lombardi, che per i primi tre mesi di legislatura sarà capogruppo alla Camera per il Movimento Cinque Stelle. L’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sembra rapita dalle sue dichiarazioni sul Fascismo – rilasciate il 21 gennaio ma tornate comprensibilmente d’attualità dopo la sua nomina alla testa della truppa di deputati grillini. Credo però che quelle dichiarazioni siano assolutamente coerenti e omogenee al quadro clinico del grillino modello, un soggetto alla perenna ricerca di una figura paterna, più o meno totemica, cui rimettere la propria insufficienza: Grillo, Mussolini, il Barbapapà, scegliete voi. Anzi, scelgano loro.

Mi sembra più interessante, semmai, concentrarci sulle forme in cui questa insufficienza del Grillino a se stesso si manifesta, talora cercando di dissimularsi in qualcos’altro. Ad esempio, durante il discorso di presentazione all’Hotel Universo – albergo il cui nome rivela, forse, l’intrepido raggio dell’ambizione grillina – la Lombardo ha dichiarato che “ogni cittadino è leader di se stesso”, formulando così un pensiero che sembra appartenere alla politica solo per un fortuito accidente e che pare invece interessare in misura ben più significativa l’ambito della terapia psichiatrica. Diventare grillini significa, in qualche modo, intraprendere un percorso di autocoscienza che conduca a farsi carico di se stessi. Impresa – sia chiaro – senz’altro meritoria, che tuttavia saluteremmo con maggiore simpatia se avesse il buon cuore di non voler utilizzare il Parlamento e le istituzioni della Repubblica italiana come luogo e strumento di cura.

D’altra parte, se dovessimo davvero leggere in termini politici una dichiarazione di questo tipo (ripetuta come un mantra da tutti gli attivisti del Movimento), saremmo costretti a rilevare una precisa strategia che intende limitare la sfera e il potere d’influenza di ogni attivista grillino, elettore o eletto poco importa, alla sua propria e sola persona, in modo tale da farne un piccolo e ramingo borgo di cellule umane agevolmente presidiabile dal Capo.

E ovviamente no, non può trattarsi di questo.

Molto meglio la terapia.