“Portiere di merda”? Perché no?

La Juventus è stata multata di 5.000 euro per gli insulti che i bambini presenti allo stadio hanno indirizzato al portiere dell’Udinese.

Magari sarebbe il caso di tranquillizzarsi un attimo.
Di respirare.
Di rendersi conto, senza tanti strepiti, che si può essere persone educate e civili e poi, senza alcuna contraddizione, andare allo stadio e dare della “merda” all’avversario, all’arbitro, al presidente della tua squadra, al guardalinee, alla moglie del portiere, alla sorella del raccattapalle e alla nonna di Zidane. A qualunque età.

La faccenda per me è chiarissima: non essendo più in grado di essere civili come “società” intesa nel suo complesso, non avendo più tempo da dedicare ai figli, non essendo più in grado di spiegare loro dove finisce lo stadio (e/o il carnevale) e dove comincia tutto il resto, finiamo per essere sommersi da un senso di colpa abominevole, e ci fa molto piacere poter coprire questo senso di colpa pescando dalla vasta gamma di foglie di fico di cui disponiamo, come se quello che i ragazzi non hanno imparato fuori dallo stadio potessero (o, peggio, dovessero) impararlo dentro o come se, in ragione dello stesso principio, fosse colpa di un videogame se fra i più piccoli vola un cazzotto di troppo.

Fate fare alle famiglie quello che devono fare le famiglie. Allo stadio si va per dimenticare un po’ delle buone maniere apprese a casa. Un po’, certo. Non tutte. Entro certi limiti, penso che sia perfino salutare e, a suo modo, formativo. Ma fino a quei “certi limiti” bisogna pur spingersi, altrimenti non li si comprenderà mai per quello che sono: cazzate un po’ infantili, che fanno paura solo se te le fai raccontare da Don Mazzi. Perché nella realtà, invece, il portiere che insulti manco ti caga, o se ti caga pensa ai soldi che prende e ride di te, o al massimo si gira e ti manda a quel paese e tu gli rispondi e finisce lì. E fa tutto piuttosto ridere, in fondo. Finché, ovviamente, non lo trasformi nel banco di prova della civiltà, per non dover ammettere – a ben vedere – d’aver fallito in tutti quegli ambiti in cui la serietà, il rispetto e l’educazione s’imporrebbero davvero.